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13 novembre 2010

Vecchio Pc.

Non sono più con il portabile di Rainer. Da ora.Ma finalmente ho aperto quel veccchio PC, quello delle sventure, quello dei commenti insulti e bugie salvate, quello dove ho salvato tutti i post di ” Volare Liberi”, quello dove ho 3000 e più foto, quello strapieno di file musicali, quello della tastiera che non funziona, perchÉ avevo smontato in un giorno di pazzia tutti i tasti, quello degli anni dei ” pugni chiusi e poche carezze”.

 

Caro Georg,

stamattina, appena sveglia, ho sentito cantare un passerotto. Mi sono alzata, ho aperto la finestra, e l’ho scacciato. Poi ho iniziato a piangere e sono tornata a letto.
Ti ricordi il giorno del nostro primo bacio? Io sì, come se fosse stato ieri. Ricordo il sole che splendeva sopra le nostre teste, ricordo te che mi sorridevi e ricordo quel passerotto che si era fermato in un ramo di quercia sopra di noi. Ti ricordi quando iniziasti a correre per cercare di prenderlo e farmelo vedere da vicino?
Sono delusa. Avevamo così tanti progetti, tanti sogni. E così non faccio altro che ricordare, non faccio altro che far tornare alla memoria quei giorni passati insieme, per capire cosa c’era che non andava, perché è dovuto finire tutto così. Ho analizzato ogni telefonata, ogni sguardo, ogni litigata, ogni bacio. Che strano, quando eri vicino a me, tanti di questi episodi me li ero dimenticati, ed ora, invece, me li ritrovo tutti affollati nel cervello, tutti lì, pronti a farmi stare peggio. Non ce la faccio più,a volte….ma la tua “Pillola”deve ricominciare…..di nuovo. Già’, ti odiato tanto…..in tutti questi mesi perché non hai saputo mantenere la promessa….che tu non morivi….me l´hai promesso..che non ti lasciavi far morire da un lurido tumore….
Non so se riesci a capire quanto veramente io mia sia delusa dalla vita .
Delusione, delusione, delusione. In momenti come questo non so se sia il sentimento “giusto” da provare. Forse, però, non mi importa veramente se sia giusto o no. Tu dicevi sempre che di cose giuste al mondo ce n’erano poche… come avevi ragione. Però, credo che sia un mio diritto ora sentirmi amareggiata, perché mi avevi fatto tante promesse, avevi alimentato tanti dei miei sogni, ed ora invece mi ritrovo immersa nel caos, senza niente d’importante cui fare riferimento. C’eri tu, di importante nella mia vita, e mi bastava, perché eri tutto: il mio ragazzo, il mio migliore amico, mio padre, il mio sogno, il mio tormento. Tutto girava intorno a te. Non ho parole per esprimere quanto ti ho odiato che mi hai lasciata sola, ma so ora che tu riuscito a capirlo ugualmente,che non era odio

ma delusione di tutto… sei sempre stato bravo a leggermi nel cuore, e questo mi rendeva così felice.
Felice.
Potrò mai più essere felice? Quando ti ponevo una domanda difficile e per me mostruosamente complessa, tu, con calma e saggezza, trovavi sempre la soluzione al mio intricato quesito. Sembravi un tipo tanto razionale, freddo, e invece sapevi essere così allegro e spensierato, così vivo. Ti amavo Georg, ti amavo tanto, e scusami se te l’ho detto cosi poche volte, ma mi sembrava così evidente, lampante. Se c’è una cosa che ho imparato, ora, è non dare mai niente per scontato. Forse, se in certi momenti fossi stata più dolce e tenera saresti ancora con me. È stupido, lo so. Non ha senso che io pensi questo, ma non riesco a trovare alcun modo per sfogare la mia disperazione se non cercando soluzioni illogiche e stupide al motivo .
Dalla radio accesa arriva la nostra canzone. Sarebbe bello se anche tu, adesso, in questo momento, la stai ascoltando. Mi servirebbe a farmi sentire almeno per l’ultima volta vicino a te.
Invece non ci sei, Georg, vicino a me. O forse sono io che non me ne accorgo. Alena mi ha detto che se si è amato veramente una persona, questa è entrata nella tua anima, e non ne uscirà più. Questo, invece che farmi sentire meglio, mi ha spaventato a tal punto che mi sono chiusa a riccio e non parlato più con nessuno. Parlerei con te, ma questo mio desiderio mi fa sentire ancora peggio perché so che non i è più possibile.
Questo pomeriggio c’ho provato. Sono venuta a trovarti. I fiori erano freschi, probabilmente tua madre la mattina era venuta a farti visita. Ieri l’ho incontrata nella strada di fronte al bar che eravamo soliti frequentare. Ho fatto finta di non vederla, mi sono voltata dall’altra parte. Scusami Georg, ma non ce faccio a rivedere i tuoi occhi
Tirava tanto vento. Avevo un freddo tremendo, ma non me ne sono andata fino a che il cimitero è stato chiuso. Non so se mi hai sentito. Ti ho raccontato tutta la nostra storia, come se non la conoscessi anche tu. Poi mi sono messa a fare delle considerazioni sul perché dovesse essere finita così, e tu continuavi a sorridermi, e sorridevi, sorridevi, sorridevi, fino a che ho perso la pazienza e ti ho gridato tutto il mio odio per avermi lasciato sola al mondo. Poi mi sono calmata, ti ho guardato, e mi sembrava che mi parlassi. Mi sembrava che dicesti quelle famose parole che non ti avevo mai sentito dire, così ti ho sorriso anch’io, ho baciato il mio indice, l’ho posato su quel tuo fantastico sorriso, e senza voltarmi neanche una volta, sono tornata a casa.
È sera tardi, sono molto stanca, e non so perché sono qui a scriverti, visto che non potrai mai leggere le mie parole. Spero lo stesso che, ovunque tu sia, il mio messaggio ti arrivi chiaro. Ti ho amato tanto Georg, con tutto il cuore, e ti amo ancora, e ti prometto, che se un altro uomo entrerà nella mia vita, non lo sottoporrò mai a degli estenuanti paragoni con il tuo ricordo. Amerò lui come ho amato te, per le sue qualità e per i suoi difetti.
Ora ti dico buonanotte, perché veramente, non ce la faccio più, ho bisogno di riposare. Ti mando un bacio.

 

Rosa

Wamiba 22 Settembre2008

Tutto passa e poi ritorna.

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